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Opinioni dei website Visitors

 

Piero Balzano

I tuoi quadri sono momenti di esistenza globale: il ricordo conscio, l'inconscio, il sogno sono un continuum e tu sei presente nella tua tela, per chi guarda, con la dinamicità di chi ha ancora il pennello tra le mani e non l' ha posato per andarsene via.

    

 

 

 

Jeannette Cottrau

Sono entrata nel tuo spazio creativo. Magia e incanto superiori ad ogni aspettativa.
I paesaggi si aprono sull' infinito e sull'attesa, travalicando gli spazi della memoria.
I colori sono corposi eppure trasparenti. Grazie della gioia che mi hai dato.


   

 

 

 

Luciana Giorsetti

Ho respirato la magia dei tuoi quadri entrando nelle atmosfere ovattate che la tua pittura ricrea, ogni volta in maniera diversa. Le emozioni che generano la tua pittura sono percepibili e immediatamente condivisibili da parte di chi osserva le tue opere e risulta naturale entrare in sintonia con esse.

  

 

 

 

Maria

Paesaggi e Omaggio a....sono immagini che esigono la commozione nel tuo palinsesto di opere così penetranti e che suggeriscono suggestioni dichiarate e subliminali. Da urlo. Che dirti altro se non che sei favorita dalla Natura e la tua fabbricazione di vissuti interconnessi con il presente ti rende un veicolo dinamico con cui riesci a fissare alcuni veri valori dell' esistenza. Hai dischiuso le tue camere segrete con i tuoi fantasmi alla rete insidiosa del web. Un atto di coraggio. Una dichiarazione rivoluzionaria.

    

 

 

 

 

 

Umberto Chapperon

Anche se lo sfavillio puntiforme dei colori fa pensare a volte al plein air, ad annullare queste sensazioni c'è sempre qualcosa di trasognato, di ironico, di sfatto, come l'anticipazione di una disgregazione che è intrinseca alle cose: basta avere la capacità di vederla. Ho ricordato la ragazzina secca e scontrosa che eri e l'ho paragonata alla donna di adesso, certo consapevole del proprio valore, della sua capacità di penetrare e rappresentare il disagio del vivere.

    

 

 

 

Roberto Taberna

Non sono un intenditore d' arte e lascio quindi che l' arte si intenda di me e mi trasmetta delle sensazioni dirette, non polarizzate da pre-concetti, scuole , critici. La prima sensazione che mi ha colpito nei paesaggi toscani e in molti altri dipinti è la dominante della scala dei viola, prugna, amaranto, borgogna, cremisi, fucsia e mille altre sfumature sul tema, colori che io amo moltissimo. Un'altra caratteristica che mi ha affascinato è quel "flou" che avvolge la realtà così" reale" di una quiche o di due cipollini o d'una dormeuse in un' aura nostalgica di presente-distante.

  

 

 

 

Fabio Del Giglio

Nel mio peregrinare casuale in internet mi sono ritrovato nella sua mostra virtuale: è stata una piacevole scoperta. Mi sono bevuto con gli occhi i suoi dipinti con la stessa avidità con cui un assetato si getta alla fonte.  Ovunque nelle  sue tele  traspare il sacro fuoco dell'arte  ed  i  suoi  interni, in modo particolare, colpiscono  per  la  delicatezza  delle atmosfere e la ricchezza delle emozioni che trasmettono al visitatore. E poi le sue vedute di Praga fissate alla luce vespertina e filtrate dalla malinconia dei suoi colori rendono questa città ancora più magica e struggente: chissà se anche Mozart la vide così? La ringrazio ancora per le suggestioni e le emozioni provate.

      

 

 

 

Chicca Arnaldi

...ed è subito fiaba!
La visione di un mondo dove gli oggetti, gli interni, le nature morte ed i paesaggi paiono appartenere ad una dimensione irreale accesa da stemperate sfumature madreperlate, intrisa di un senso di magia e di attesa come se da un momento all’altro qualcosa dovesse accadere e prendere vita, come se qualcosa fosse rimasto in sospeso ed attendesse il suo compimento o la sua trasformazione, magari con l’ausilio di una bacchetta magica nelle mani di uno dei tanti “fantasmi” che popolano i quadri di Anna Ricordi. Il passato riaffiora ed è predominante, quasi ossessivo nella sua rappresentazione attraverso figure che paiono ombre fuoriuscite dal nulla sempre presenti ed incalzanti nella quotidianità di un salotto, di una vecchia poltrona o di una tavola imbandita quasi per far vivere o rivivere la loro presenza che è al tempo stesso inquietudine e conforto. La proiezione di ciò che fu è tema ricorrente dal nascere dei primi dipinti sino ad oggi ma l’elaborazione delle emozioni profonde ora si trasforma e scaturisce in forme espressive nuove in cui l’animo spazia al di fuori degli stretti confini in cui era imprigionato e trova una maggior dilatazione ed un maggior respiro. Le strade e le piazze della città, i caffè, i teatri ed i monumenti rappresentati testimoniano una pulsione tesa adesso verso il mondo esterno espressa attraverso il gioco di sfumature,di colori e luci che la pittrice così bene sa far vivere sulla tela. L’atmosfera che cattura in questo ciclo di quadri dedicati a Torino, città in cui l’artista vive e lavora, è ancora permeata di magia e di irrealtà così come lo sono tutte le sue opere, ma a differenza di tele dipinte in periodi precedenti qui emerge una forza nuova che pare scevra dalle angosce esistenziali legate al passato e si proietta in un presente che interpreta la realtà torinese con fiabesca leggiadria e con giocosa vitalità. Lo “Studio di Cavour”, ad esempio, in cui l’Italia è rappresentata solo in parte e la dimensione della divisa in primo piano sovrasta tutto l’insieme, sembra essere un’immagine più adatta ad un libro di favole per bambini che non ad una rappresentazione storica. Ed ancora il “Caffè Platti” in cui Anna Ricordi trasforma il manierismo ottocentesco in una suggestione fiabesca dove tutto è permesso e tutto può accadere. La figura del cameriere in primo piano potrebbe balzare fuori dalla tela per improvvisare una danza con le tazzine ed il vassoio roteante ed i dolcetti racchiusi dentro le “burnìe” scoperchiare da un momento all’altro i loro contenitori e volteggiare nell’aria sospinti da un vento giocoso e burlone. Questi aspetti dell’interiorità di Anna Ricordi così manifesti si contrappongono ad altri che sfociano in rappresentazioni ove un oscuro senso di tragedia imminente balza in primo piano e predomina su tutto l’insieme del dipinto. Ben lo testimoniano i rossi cupi, violenti e minacciosi di “Porta Palatina” e “Piazza Statuto” che paiono esprimere nel loro incombere una profonda ed ancestrale paura come se qualche catastrofico evento potesse improvvisamente accadere. Considerata la vasta produzione pittorica della pittrice moltissime sarebbero le opere meritevoli di commento perché ognuna di loro fa vibrare le corde dell’animo e ne scandaglia i suoi meandri più intimi e nascosti. Prenderle in esame tutte non è possibile; ho quindi espresso le mie emozioni sui cicli di quadri che a mio avviso meglio testimoniano la realtà esistenziale di Anna Ricordi nel suo costante impegno a raccontare la grande ma esaltante fatica del vivere.


    

 

 

 

 

Mario Console

Forse sono la persona che visita più frequentemente la tua galleria virtuale, per controllare che tutto sia sempre a posto. Infatti sono il custode e il manager della Galleria, e devo pensare a come disporre i quadri, sapere quanti pixel hanno, se sono verticali o orizzontali, assicurare che siano cross-browser, aggiornare e togliere i bugs dagli script, e tutte le tecnicalità connesse con un sito Web. Ma attraverso tutto ciò riesco a vedere l'Arte ? Ma certamente, proprio grazie a questa assidua frequentazione la mia ammirazione per i tuoi dipinti è crescente (li conosco tutti a memoria ormai). Tutti ammiro, ma particolarmente mi è caro The Roof of Prague che mi lega a un momento straordinario della nostra collaborazione, quando scoprimmo che il quadro virtuale sul Web ha un fascino profondo e misterioso...(2005).

 

 

 

 



  

 

 

 

 

Mimma Barco

Ho guardato e riguardato i tuoi quadri,ma più correttamente dovrei dire che li ho ammirati. Che tu fossi brava lo ricordavo, ma non mi aspettavo di trovare una così grande varietà di soggetti e così tante sfumature di colori , insomma i tuoi quadri mi hanno comunicato sensazioni di meraviglia, stupore, scoperta, godimento,serenità, piacere, voglia di attardarmi e immergermi nel colore, nell'atmosfera fermata nel tempo di certi tuoi interni. Ho cominciato a segnare quelli che mi piacevano di più ( Cipria, Il passato che non muore, E’ vago il rimembrar, Organino, Interno vittoriano, L'ora del tè, Lente convessa....., ma mi piacciono proprio tutti! ) e ho smesso di elencare. Grazie, mi dà molto piacere muovermi fra quelle immagini e quei colori. I quadri che mi hanno dato le emozioni più intense, emozioni che provo ogni volta che vado a vederli ( ho messo il tuo sito tra i preferiti ) sono le landscapes e Praga; sono veramente bellissimi! Le mie sono considerazioni di una profana che valuta solo sulla base delle emozioni e i tuoi quadri me ne danno molte e di bellissime. Grazie, anche per questo è stato bello ritrovarti.

    

 

 

 

Carlo Morando

La sua mostra virtuale, piena di silenziosa eloquenza, ha prodotto in me un forte senso di nostalgia.
Lei  è come un apostolo  dell’intimismo, un grande rappresentante di quanto, sensibilità melanconica e inquietudine interiore, è dentro noi tutti ma che non ci riesce di esprimere: sia perché non abbiamo uno strumento diretto per farlo, e neppure abbiamo la capacità di usarlo, sia perché subiamo il nostro tempo e ci consideriamo troppo “moderni” o pregni di affanni o quant’altro.

Trovo il suo modo di dipingere per nulla condizionato da appartenenze stilistiche e meno che mai asservito a pretese dimostrazioni auliche, ma comunque fecondo di suggestioni grazie a una materia pittorica stupefacente coniugata a una sensibilità coloristica che ammalia.
Traggo la convinzione che nelle sue opere lei trasponga semplicemente,  istintivamente e appieno,  i suoi sentimenti e mi permetto di arguire che lei traduca in modo autentico nel proprio lavoro le “sue” atmosfere e i “suoi” registri originali. Quasi tutti i suoi quadri trasudano di un  sentire “dentro”  funzionale alla possibile sofferenza per la deriva dei tempi e per la probabile decadenza dei luoghi; trasmettono un pathos emotivo indotto da una percezione di  sciupio della cultura, financo di afflizione delle persone.
Guardando con attenzione le sue opere non possiamo fare a meno di essere attraversati dalla sua stessa commozione, qualcosa che tocca le corde più intime e profonde di tutti noi e ci induce a riappropriarci di parti e aspetti delle nostre radici rendendoli vivi nelle nostre coscienze. Non ci sono lacrime o visi tristi, ma, attraverso il filtro degli oggetti e dei posti, nei suoi  dipinti, si srotola un reiterato perpetuarsi dell’«Urlo» di Munch; più dolce, più discreto ma non meno carico di tormento.
Quale miglior sintesi,  quale più intenso compendio di quel «… si fa carne il ricordo», indicato da lei stessa nella sezione “about the artist” del sito come il proprio comandamento artistico, per dare una chiave di lettura alle sue opere.


 
 

 


 

Luisa Schierano

Ad un frettoloso esame potremmo essere indotti a classificare la sua opera come una riemergente o rivisitata espressione di pittura crepuscolare, ma ciò costituirebbe una grossolana esemplificazione, se non un errore.

In realtà il suo gusto pittorico è sì rivolto agli spazi e agli ambienti pieni di oggetti, di piccoli ricordi, di bambole, di recipienti, e ancora di tavolini, di pizzi e merletti, di sedie in stile e poltrone vellutate, come se lei avesse paura di spazi aperti e profondi, come il cielo e il mare. E così anche i paesaggi, le piazze, le strade, i mercati, diventano come dei boudoir d’antan, salottini di vecchia data dal sapore gozzaniano.

Ma questa predilezione vela e, nel contempo svela, un panico inconfessato per le ampie superfici o piuttosto per la superficialità che inducono?
Ebbene personalmente ritengo che non si tratti di un banale appiattimento su “le buone cose di pessimo gusto” quanto piuttosto del piacere per l’approfondimento, attraverso il gusto appunto e il diletto di una  descrizione meticolosa dei particolari.
Se questa ricerca al limite del pignolo indurrebbe dunque a pensare a un atteggiamento orientato e poi consacrato quasi ossessivamente alla realtà; contemporaneamente però prospettive inedite e misure al di fuori di canoni oggettivi ribaltano questo giudizio e rivelano un’assonanza a un mondo di dimensioni oniriche.

Tutto ciò senza considerare l’altra entità essenziale, intrinseca, della materia pittorica: il colore. Anche qui la tecnica del tutto particolare usata nel distribuire il colore, il ricorrere e il ricercare in modo ostinato e quasi maniacale di speciali sfumature soprattutto di rosa, viola e azzurro, amalgamano elementi di realismo a manifestazioni di simbolismo.

La stravaganza pittorica, che a tratti rasenta l’illogicità e sfiora il paradosso, camuffa la necessità travagliata di dare corpo e alla memoria e al quotidiano, connotando le sue tele come speciali reliquiari rievocativi.
E forse come in un racconto di Kafka con le sue minuziose descrizioni o nelle opere dadaiste di inizio anni ’30 con le raccolte “ready made”, i ritagli di giornale e i mozziconi di sigaretta, lei recupera e rinnova quel loro stesso grido di rivolta contro la soffocante organizzazione capitalistica e tecnologica.
La conoscenza delle sue opere così intrise di ansietà, di inquietudine e di poesia ha prodotto in me e penso induca in tutti noi una certa mutazione, lasciandoci forse più turbati ma certo più sensibili e attenti, più maturi e consapevoli.


      

 

 

Fernando Bonora

Per Torino hai usato tanti sensi, decine e decine di sensi che prima ti/ci inibivi: il senso del caffè fumante , della cera su legni, ori, stucchi, della nebbia (non meteorologica) che accompagna il sonno di nipoti e di alcuni nonni che lavoravano alla SNIA; degli specchi che quasi non specchiano più, delle acque che invece riescono a riflettere nitidamente materia "fanée".

Nessuno conosce il nome di questi sensi, qualcuno pensa addirittura arrischiato parlare di un sesto senso.

E poi arrivi tu con le tue Torino e scarichi con queste visioni sussurrate, alluse, dipinte forse con un piccolo, esile flauto, sensi/sensazioni che vanno dal languore indicibile, all'inquietudine di ciò che rimane sospeso.

Sospeso e ineffabile come le ultime note di un bal musette suonato da musicanti metafisici.

Lunga vita al tuo attuale stato di grazia (laico, s'intende!).